La gentilezza, come tema di confronto e studio, all’attenzione del Lions Club di Fabriano per una nuova cultura del benessere individuale e collettivo.
Il mese di marzo si apre per il Lions Club di Fabriano con una riflessione speciale. Il tradizionale appuntamento mensile della conviviale soci si è concentrato sulla Gentilezza, tema affascinante quanto necessario ad un’associazione che si pone l’ambizioso obiettivo di cambiare di mondo.
Un tema di studio nazionale quello della Gentilezza, che ha visto i Lions collaborare anche con il MIG, Movimento Italiano per la gentilezza, nato a Padova nel 2000 per diffondere quanto più possibile il principio ispiratore che vuole in ognuno di noi la disponibilità a comprendere i problemi del nostro prossimo e cercare di risolverli, ricevendone la soddisfazione intima e preziosa di aver aiutato qualcuno. 
“Costruire la gentilezza, perché la gentilezza serve.” così il Presidente Andrea Rivosecchi inaugura “un percorso lungo, a cui il Club di Fabriano ha aderito con una prima occasione di confronto, per riflettere e comprendere, anche, con quali iniziative essere portatori di gentilezza nel nostro territorio.”
Si è aperto in un clima informale e di amicizia l’incontro di domenica 2 marzo presso i locali del ristorante “Garibaldi” di Fabriano che ha coinvolto i soci Lions e i ragazzi del Leo Club. Un incontro guidato dalla socia Alessia Marchigiani, Arteterapeuta presso la Casa Madonna della Rosa. Una formazione preziosa quella di Alessia, che ha consentito a ciascuno di dare un contributo personale alla discussione, anche grazie all’uso di immagini, come facilitatori simbolici, per rappresentare pensieri o stati d’animo, tecnica frequentemente usata in Arteterapia.
Un dibattito vivace, con molte domande aperte. Cosa è la gentilezza? È un valore ancora condiviso? Può la “gentilezza formale” essere considerata autentica? La gentilezza è innata o può essere insegnata?
La gentilezza appare subito come una predisposizione all’altro, al suo ascolto, alle sue necessità, alla sua accettazione. Ben diversa dalla cortesia, molto radicata in alcune culture orientali, e anche nell’educazione delle generazioni che ci hanno preceduto. Oggi, forse, non più valore condiviso perché considerato “non vincente”.
Il dibattito prosegue citando Gianrico Carofiglio che ci invita a scoprire un nuovo senso per la parola gentilezza nel suo libro “Della gentilezza e del coraggio”. Qui si sottolinea, appunto, che la gentilezza non c’entra nulla con le buone maniere, ma che piuttosto può aiutarci a disegnare un nuovo modello di uomo civile, che accetta il conflitto e lo pratica secondo regole, in una dimensione audace e non distruttiva. Per questo la gentilezza, insieme al coraggio, diventa una dote dell’intelligenza, una virtù necessaria a trasformare il mondo. La riflessione sulla gentilezza cresce dal piano del sentire personale, alla letteratura fino all’approccio scientifico. Grazie all’intervento di una giovane socia Leo e Psicologa, Giovanna Ruggeri, scopriamo che:
“Ad oggi non esiste una definizione unica ed universalmente accettata in ambito scientifico della gentilezza, ma diverse discipline, come la psicologia, le neuroscienze e la biologia evolutiva, la descrivono come un comportamento prosociale caratterizzato da empatia, altruismo e cooperazione, finalizzato al benessere altrui. In ambito psicologico, Martin Seligman ha affermato che gli atti di gentilezza aumentano il benessere soggettivo e possono contribuire a rendere la vita più felice.
Le neuroscienze, inoltre, suggeriscono che la gentilezza ha effetti profondi sul cervello e sul benessere generale. Studi neuroscientifici affermano che atti di gentilezza possono:
1. attivare il sistema della ricompensa che rilascia dopamina, neurotrasmettitore associato al piacere, creando una sensazione di benessere;
2. stimolare l’ossitocina, l’ormone che favorisce i legami sociali riducendo lo stress;
3. abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, contribuendo a migliorare la salute mentale.
In base a questo, la gentilezza non è solo un valore morale, ma un modo di agire che ha basi scientifiche per migliorare il nostro benessere psicofisico e quello delle persone intorno a noi.”
Scienza e letteratura sembrano accordarsi sull’impatto positivo che la gentilezza ha sul benessere individuale e collettivo. Esistono evidenze che suggeriscono una predisposizione biologica alla gentilezza, tuttavia la gentilezza si sviluppa e si perfeziona nel corso della vita attraverso l’educazione, le esperienze sociali e le interazioni familiari e culturali.  Allenarla è possibile, per rafforzarla o potenziarla attraverso la pratica costante.
Un argomento profondo, al suo primo appuntamento, che ha coinvolto anche i ragazzi della Casa Madonna della Rosa, a cui è stato chiesto cosa sia per loro la gentilezza. Ne sono nati pensieri sparsi, donati ai presenti come preziosi semi da coltivare. “Anche se non mi conoscono, mi vogliono bene” condivido il dono ricevuto con voi, affinché questo seme di gentilezza possa germogliare.